salsa
Qual è l’elemento davvero vincente di un panino, una tartina, un piatto a base di verdure, un hamburger di chianina?
La giusta salsa che è possibile abbinare.
-Che non deve coprire il sapore dell’ingrediente principale.
-Che non deve andare troppo in contrasto con il sapore dell’ingrediente principale… ma nemmeno essere troppo analoga.
-Che non deve diventare la protagonista, ma la giusta comprimaria.
Posto che:
-esistono decine e decine di salse per ogni piatto
-esistono decine di possibilità di sbagliare
-esistono opzioni per ogni genere di target del bar
come orientarsi?
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L’uso della salsa in cucina fa innervosire e mette in disaccordo gli chef i ristoratori. Bisogna usarne tanta? Poca? Lasciarla in mano al cliente per il classico fai-da-te, oppure farla scomparire e proporla solo a richiesta? E poi: quale salsa? Chi stabilisce che un certo gusto si abbini bene a una certa pietanza?
Un tempo era molto semplice: l’unica salsa in commercio – che anche le massaie sapevano preparare – era la maionese,
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Prima c’era il rito del caffè, del thè (rigorosamente con tazzine in ceramica), della tazza di latte prima di coricarsi. Del superalcolico a fine pranzo, del pasticcino. Ora anche gli italiani si sono spostati verso un rito ben più calorico e altrettanto appagante: le patatine fritte, da consumarsi anche lontano dai pasti, o per strada, o in piena notte. Il merito è della comodità del contenitore-cartoccino, delle infinite varietà di salse che possono essere scelte in accompagnamento e dell’indubbio piacere edonistico che il fritto genera.
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È addirittura il Vangelo a citare, attraverso le parole di Gesù in una parabola, il granello di senapa (che noi chiamiamo senape), piccolo ma potentissimo, capace di trasformarsi in una grande pianta.
Nel corso dei millenni, l’uomo ha continuato a usare il seme di questa pianta della famiglia delle brassicacee, conosciuta nelle varietà bruna, gialla e nera.
Il preparato a base di senape viene chiamato “mostarda”, dal latino mustum ardens, ossia mosto che arde.
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Brucia ancora, sulla pelle degli italiani, la sconfitta subita dalla Nazionale di Calcio, per colpa della Germania, in occasione degli Europei di Francia che si sono conclusi da poco. Questi due Paesi si amano e si odiano, da tempo immemore, sia che si tratti di sport, politica, guerra (!), economia. La rivalità è forte, in tutti i campi. Tranne che in uno: la cucina. Gli italiani adorano il cibo tedesco e ugualmente i tedeschi giungono apposta in Italia per gustare le nostre prelibatezze gastronomiche.
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