Dicono di noi: Alessandro Rossi
23 Agosto 2018
Alessandro Rossi è sicuramente un personaggio poliedrico con differenti esperienze lavorative alle spalle che lo rendono un uomo sempre allegro e positivo.
Il suo soprannome ci ha incuriosito molto: infatti viene chiamato “Steve Dogs” a causa della sua grande passione per il mondo dei cani. Le sue parole ci raccontano come un’idea sia diventata una realtà concreta grazie all’incontro con una persona propositiva come Giuseppe Arditi.
Ho avuto questa idea qualche anno anno fa e per un fortuito volere del fato ho incontrato Giuseppe Arditi nello stesso periodo. Questa sinergia ha portato allo sviluppo concreto della mia intuizione. Il progetto iniziale era quello di vendere un prodotto per cani all’interno di un ambiente particolare, dove nessuno si fosse mai spinto. Essendo una persona molto solare e sorridente, con molta lucidità mi sono domandato: “Alessandro, secondo te nessuno lo ha mai venduto in questo modo perché è veramente una pensata furba e fuori dal comune, oppure perché è una cosa impossibile?”. E sorridendo mi sono sentito convinto che fosse veramente una bella idea, che avrebbe introdotto qualcosa di sicuro interesse.
Tutto è nato davvero per caso! Un giorno, in un bar ho visto una signora che veniva rimproverata dalla figlia perché stava dando un pezzo di brioche al suo cane, discutendo in maniera abbastanza vivace sulla salute alimentare dell’animale. Così mi è suonato un campanello d’allarme osservando con occhio attento sul bancone di un bar c’è veramente di tutto: chewing-gum, cioccolato, merendine, patatine, cose dolci e salate…
Quindi perché non creare qualcosa anche per i cani, dato che ce ne sono moltissimi? Allora ho cominciato a documentarmi sui numeri e mi sono reso conto che il pensiero era concreto, poi ho conosciuto Giuseppe, gli ho raccontato questa idea e ho trovato subito una persona che ha abbracciato con me questo progetto, tanto da dirmi seduta stante: “tu occupati del prodotto, quando ce l’hai io lo distribuisco”. E qui la storia si fermerebbe a un rapporto normale fra cliente e fornitore, invece da quel momento, ossia dal marzo 2016, si è instaurata una continua collaborazione e uno scambio professionale e personale molto profondo. Parliamo di affari ma anche delle nostre vite, con le loro difficoltà quotidiane e con le esperienze che possono aiutarci a crescere insieme. Ci piace molto mettere a confronto le nostre storie.
Il segreto del vostro successo?
La perseveranza in primis e il fatto di avvalersi di un distributore importante e competente. Sicuramente il progetto dello snack può essere vincente anche se in Italia c’è ancora quella che io definisco la “cultura del timore”, ma rivolgendosi ai posti giusti si possono trovare parecchi consensi. Essere “dog-friendly” abbassa le barriere e aiuta a curare l’animale attraverso un prodotto; io lo chiamo il “marketing del bene”. Vendo un prodotto naturale e garantito, nonostante oggi le leggi sugli alimenti per animali siano ancora molto vaghe: basta il 3% di manzo per poterlo dichiarare tale, anche se in realtà non è così. Quindi io ho curato con attenzione anche l’etica e il riguardo per la salute dell’animale, mettendo sul mercato un prodotto di qualità. Il progetto è nuovo e mira a proporre un’esperienza d’acquisto innovativa da condividere con il proprio animale, proponendogli uno snack gustoso ma soprattutto sano.
(Testo liberamente tratto da “Dicono di noi – Storie e testimonianze delle persone per noi più care: i nostri clienti. Racconti di lavoro insieme, in 20 anni di Ristopiù”, a cura di Paola Santini e Giuseppe Arditi).